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Robert Doisneau: Come Nasce Una Foto

“Quello che io cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere”


Robert Doisneau nacque in Francia nel 1912, morì nel 1994 quando ancora la sua fotografia non era intaccata dal mondo digitale, eppure nessuno come lui seppe raccontare meglio la vita di Parigi.

La sua fotografia nasce per le strade e racconta le sue storie, bambini che giocano, viuzze nascoste, camei fotografici che si imprimono sulla pellicola e smuovono ricordi e sensazioni.


Tutti riconoscono la sua foto più famosa ma forse non tutti ne conoscono la storia. Questa foto non nacque spontaneamente perché Doisneau non riuscì a catturare il bacio appena lo vide... ma gli piacque talmente tanto che decise di chiedere ai due ragazzi di ri-baciarsi perché voleva immortalarli.

Era il 1950, il fotografo stava lavorando ad un servizio fotografico per la rivista Life, i due ragazzi erano Françoise Bornet, una studentessa di teatro, e del suo ragazzo, Jacques Carteaud.

La loro identità rimase nascosta fino al 1992 quando i due giovani svelarono di essere i protagonisti della foto in un programma televisivo; a quel punto Doisneau ne svelò i retroscena anche per proteggersi dall'accusa di averli fotografati senza il loro permesso; Françoise Bornet tornò dal fotografo e dimostrò di essere la protagonista della foto mostrandogli la foto autografata che Doisneau le aveva inviato qualche giorno dopo averla scattata, erano passati ben 40 anni.


Nel 2005 quella stessa foto venne venduta dalla ragazza per 155.000 euro.

Ecco come nascono le foto di un grande artista, aspettando il momento adatto e magari chiedendo che quel momento venga rivissuto, ma le sue parole spiegano tutto meglio:



“È una cosa molto infantile, e allo stesso tempo è quasi un atto di fede. Troviamo una scenografia e aspettiamo il miracolo.Conosco una scenografia che non ha mai funzionato, forse perché non ci sono rimasto il tempo necessario, o perché non ci sono tornato abbastanza spesso.

Di solito mi pianto là, per un’ora, due ore, e mi dico: ‘In nome di Dio, dovrà pur succedere qualcosa’. Immagino delle cose che mi piacerebbe vedere, una più folle dell’altra. E poi niente e ancora niente.

Oppure succede qualcosa – boom – ma non è proprio quello che avevo immaginato e lo manco. Il miracolo si è prodotto, ma a causa della mia disattenzione, della mia stanchezza fisica, l’ho mancato. Dopo aver aspettato due ore, i riflessi non sono più pronti, l’emozione non è più disponibile. Poi magari, all’improvviso, un personaggio attraversa la Senna. Così per caso, per sbaglio. Ed è quello sbaglio che cerco di fermare. A volte gli incontri vengono cercati, altri ci cadono addosso. Attendo. Attendo che gli attori vengano a recitare, non nel mondo qual è, ma nel quale io desidero che sia”.


Foto ©Robert Doisneau


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